Sono stati presentati i nuovi dati clinici su aflibercept 8 mg, farmaco indicato per il trattamento della degenerazione maculare legata all’età (nAMD) e dell’edema maculare diabetico (DME).
A un anno dall’approvazione della rimborsabilità in Italia, i nuovi risultati confermano l’efficacia per il trattamento della degenerazione maculare e dell’edema maculare diabetico e la possibilità di estendere gli intervalli di trattamento fino a sei mesi, un’opzione significativa nel panorama delle terapie disponibili che migliora l’aderenza e ottimizza le risorse sanitarie.
I risultati emersi dallo studio osservazionale Spectrum – che include oltre 3.400 pazienti da più di 18 Paesi, e dei registri americani Iris e Vestrum, con più di 59.000 pazienti trattati – confermano che aflibercept 8 mg è efficace non solo nei pazienti naïve, ma anche in quelli già trattati con altri anti-VEGF.
«Estendere gli intervalli tra le iniezioni è particolarmente vantaggioso poiché riduce il numero di trattamenti necessari, migliorando l’aderenza alla terapia e riducendo l’onere per i pazienti e per le strutture sanitarie. Questi risultati confermano non solo l’efficacia clinica di aflibercept 8 mg, ma anche la sua sostenibilità a lungo termine, ottimizzando la gestione della malattia e migliorando la qualità della vita dei pazienti», spiega il prof. Paolo Lanzetta, professore ordinario di Oftalmologia all’Università degli Studi di Udine e direttore della Clinica Oculistica dell’Università di Udine.
Il nodo dell’aderenza terapeutica e sostenibilità per il SSN
Nonostante i progressi terapeutici, persistono criticità legate alla scarsa aderenza e alla complessità dei regimi di trattamento, che si traducono in risultati subottimali e costi significativi per pazienti, caregiver e sistema sanitario. Le evidenze presentate mostrano che oltre il 60% dei pazienti interrompe il follow-up entro 5 anni, con tassi di non aderenza che oscillano tra il 32% e il 95%.
Gli studi clinici più recenti, come Pulsar e Photon, dimostrano che aflibercept 8 mg consente di estendere gli intervalli di trattamento fino a 24 settimane, riducendo il numero di iniezioni annuali senza compromettere l’efficacia.
«Poiché i diversi anti-VEGF mostrano un’efficacia sostanzialmente comparabile, nella scelta del trattamento è importante considerare, oltre l’efficacia, l’estensione degli intervalli tra una somministrazione e l’altra», dichiara Enrico Borrelli, professore associato di Oftalmologia presso l’Università di Torino.
«Non possiamo ignorare il crescente impatto economico che le malattie vascolari retiniche esercitano sul nostro sistema sanitario: scegliere una molecola rispetto a un’altra significa anche valutare la sostenibilità dell’intero percorso di cura. Per questo è fondamentale adottare una visione più ampia, che non si limiti al semplice prezzo del farmaco, ma consideri il numero di somministrazioni, le visite di controllo, l’organizzazione delle strutture e, in ultima analisi, il carico reale per i pazienti e per l’azienda ospedaliera.
In quest’ottica aflibercept 8 mg rappresenta un’opportunità concreta: ridurre il numero di somministrazioni significa alleggerire i reparti, diminuire i costi indiretti e offrire ai pazienti un trattamento meno gravoso. Se vogliamo mantenere alta la qualità dell’assistenza, senza mettere sotto pressione il sistema sanitario, dobbiamo iniziare a considerare questi aspetti con grande attenzione».
Una delle novità di quest’anno è l’introduzione della siringa preriempita, che offre una somministrazione precisa del volume di iniezione, riducendo il rischio di errori e migliorando la sicurezza per i pazienti.
«È essenziale che i progressi scientifici siano accompagnati da un approccio integrato che supporti i pazienti in modo completo, migliorando non solo gli esiti clinici, ma anche la loro esperienza di trattamento e il loro benessere», afferma Simona Gatti, direttore medico di Bayer.



