Un nuovo studio clinico, condotto dall’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, dimostra che l’anticorpo monoclonale evolocumab può ridurre fino a sette volte il rischio di infarto, ictus ed eventi vascolari. I risultati, presentati il primo settembre a Madrid durante l’ESC Cardiovascular Meeting, il più importante congresso mondiale di cardiologia, confermano l’efficacia della terapia nel contrastare l’eccesso di colesterolo LDL e nel regredire le placche carotidee.
Lo studio “Caruso”: metodi e risultati
La ricerca, denominata CARUSO (CARotid plaqUe StabilizatiOn and regression with Evolocumab), è stata ideata dalla dottoressa Tiziana Claudia Aranzulla e condotta con il supporto del dottor Giuseppe Musumeci, direttore dell’Unità di Cardiologia del Mauriziano, insieme al team di Chirurgia vascolare e Diabetologia del Mauriziano.
La ricerca ha coinvolto 170 pazienti con stenosi carotidea maggiore o uguale al 50% e livelli di LDL superiori o uguali a 100 mg/dL. Accanto alla terapia orale standard, un gruppo di pazienti ha ricevuto evolocumab, anticorpo inibitore della proteina PCSK9, che consente al fegato di rimuovere più efficacemente il colesterolo LDL.
Dopo 12 mesi di trattamento, i risultati sono stati notevoli:
- -73,5% di LDL-C (contro -48,3% nel gruppo di controllo);
- regressione della placca nel 68,4% dei casi (contro 63,5%);
- eventi cardiovascolari ridotti al 2,4% (contro il 14,4%).
Dal caso clinico alla prospettiva futura
Lo studio trae origine dal caso di un paziente torinese di 78 anni, la cui stenosi carotidea si è ridotta dal 70% al 55% grazie al trattamento con evolocumab, evitando l’intervento chirurgico. Il successo clinico ha spinto il Mauriziano a estendere la ricerca, aprendo la strada a nuove strategie di prevenzione anche per chi soffre di arteriopatia periferica, condizione che in Piemonte interessa circa 400 mila persone, soprattutto oltre gli 80 anni.
Una terapia che cambia la pratica clinica
Come sottolinea Giuseppe Musumeci, l’uso precoce degli anticorpi monoclonali anti-PCSK9 rappresenta oggi una svolta internazionale nella cura della malattie cardiovascolari. Ridurre il colesterolo LDL e stabilizzare la placca aterosclerotica significa non solo prevenire eventi acuti, ma anche migliorare la qualità e l’aspettativa di vita dei pazienti.




