Matematica e Alzheimer: una nuova frontiera della ricerca

Un’interessante analisi dei circuiti cerebrali come reti matematiche ha offerto nuove chiavi di lettura sulla progressione della malattia di Alzheimer. 

Pedro Maia, professore di matematica e scienza presso l’Università del Texas ad Arlington, in collaborazione con l’Università della California di San Francisco, ha sviluppato un innovativo modello di diffusione su rete estesa, arrivando così a spiegare come l’Alzheimer possa colpire maggiormente alcune aree cerebrali rispetto ad altre.

Il principio cardine di questo modello è l’analisi della diffusione della proteina tau, che si accumula nelle cellule cerebrali interrompendone la normale funzione, mentre le altre aree rimangono più resistenti.

Dati reali per risposte concrete

Lo studio, pubblicato sulla rivista Brain, ha coinvolto 196 pazienti affetti da deterioramento cognitivo in differenti stadi.

Attraverso i dati ottenuti, i ricercatori sono riusciti a classificare i geni in base al loro ruolo nell’avanzamento della malattia, riuscendo a distinguere tra quelli che aumentano il rischio e quelli che offrono protezione.

La matematica al servizio della biologia

Maia ha sottolineato come il cervello rappresenti oggi la principale fonte d’ispirazione per la matematica applicata.

Il lavoro dimostra come l’utilizzo di modelli matematici possa offrire risposte significative anche in ambito medico e neuroscientifico, permettendo la comprensione di patologie complesse come l’Alzheimer che, solo in Texas, coinvolge mezzo milione di persone.