La combinazione delle molecole semaglutide e cagrilintide ha effetti positivi sulle persone con obesità e diabete di tipo 2, a provarlo sono gli studi Redefine 1 (su pazienti con sovrappeso o obesità) e Redefine 2 (che ha incluso anche pazienti con diabete di tipo 2).
I risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine e presentati nel corso dell’ultima sessione dell’American Diabetic Association.
Le due molecole agiscono in maniera sinergica su due vie ormonali complementari: semaglutide è un analogo del GLP-1 che aumenta il senso di sazietà, mentre cagrilintide è un analogo a lunga durata dell’amilina, ormone che agisce a livello del tronco encefalico riducendo il senso di fame.
Lo studio Redefine 1
Redefine 1 è uno studio di fase 3, multicentrico e in doppio cieco della durata di 68 settimane (16 per raggiungere la dose finale e 52 a dosaggio massimo di 2,4 mg per ciascuna molecola) che ha arruolato 3417 adulti senza diabete con BMI pari o superiore a 30 o superiore a 27 con almeno una comorbidità correlata all’obesità.
Gli endpoint primari erano una variazione del peso di almeno il 5% a 68 settimane rispetto al placebo. Gli endpoint secondari erano, invece, riduzioni del peso corporeo superiori al 20%, 25% o 30%.
Alla fine dello studio la variazione media di peso è stata del -20,4% della combinazione rispetto al -3% di quelli assegnati al gruppo placebo, performance che supera quella registrata con i singoli principi attivi: –11,5% per cagrilintide e –14,9% per semaglutide.
Il 40,4% dei soggetti che hanno seguito il trattamento con cagrilintide e semaglutide ha raggiunto una riduzione ponderale di almeno il 25%. I marker metabolici hanno evidenziato miglioramenti notevoli nel gruppo trattato con la combinazione cagrilintide-semaglutide, mostrando decrementi più pronunciati di pressione sistolica e diastolica, HbA1c, glicemia, insulina, profilo lipidico e proteina C-reattiva comparati al gruppo assegnato al placebo. Tra i soggetti con prediabete, l’87,7% ha ottenuto il ripristino dei livelli glicemici rispetto al 32,2% del gruppo di controllo.
Francesco Giorgino, senior vice president della European Association for the Study of Diabetes (EASD) ha dichiarato che la combinazione rappresenta una nuova opzione efficace per la terapia dell’obesità.
«È necessaria anche in questo caso una gestione attenta degli effetti collaterali gastrointestinali che, sia pure lievi e temporanei, potrebbero rappresentare un fattore di scarsa compliance. Questa nuova combinazione presenta inoltre il vantaggio della somministrazione sottocutanea settimanale che è in grado di favorire la compliance alla terapia».
Lo studio Redefine 2
Lo studio ha evidenziato che la combinazione ha ottenuto risultati superiori rispetto alle terapie singole anche nelle persone con diabete di tipo 2. Lo studio ha arruolato 1.206 partecipanti adulti affetti da diabete tipo 2 con BMI ≥27 kg/m².
Al termine della settimana 68, la diminuzione media ponderale è risultata del –13,7% nel gruppo sottoposto alla terapia combinata cagrilintide-semaglutide versus –3,4% del controllo placebo. Le percentuali di partecipanti che hanno conseguito riduzioni ponderali del 5% e del 20% sono state rispettivamente dell’83,6% e del 22,9% con la combinazione terapeutica, confrontate al 30,8% e 0,5% nel gruppo placebo.
La terapia combinata ha determinato miglioramenti significativi anche nel controllo metabolico: l’emoglobina glicata ha registrato una diminuzione di –1,8% rispetto al –0,4% del placebo. Una riduzione media del 13,7% in soggetti diabetici rappresenta uno dei risultati più significativi mai documentati con un approccio farmacologico.
Tra i soggetti sottoposti a monitoraggio glicemico continuo, la permanenza nell’intervallo glicemico ottimale (70–180 mg/dL) è stata dell’86,8% nel gruppo trattato con cagrilintide e semaglutide contro il 50,2% del placebo a 86 settimane.
«Con una stima del 54% di adulti in sovrappeso o obesi nel mondo entro il 2035, è urgente invertire questa tendenza preoccupante – ha commentato Raffaella Buzzetti, presidente SID.
Sappiamo infatti che l’eccesso di tessuto adiposo rappresenta non solo il principale fattore di rischio per il diabete di tipo 2 ma che è anche associato a numerose i complicanze da quelle articolati a quelle cardiometaboliche sino alle patologie oncologiche».



