L’Istituto Nazionale dei Tumori in prima linea per utilizzo di radioligandi

Le terapie con radioligandi rappresentano la nuova generazione di trattamenti antitumorali. Si tratta di farmaci intelligenti che portano la radioattività direttamente dentro la cellula tumorale, distruggendola in modo mirato e limitando al minimo gli effetti collaterali.

L’Italia è tra i Paesi più attivi in questo campo e in prima linea c’è la Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. 

«Siamo entrati in una nuova era della medicina oncologica», spiega Marco Maccauro, direttore della Struttura Complessa di Medicina Nucleare dell’INT. «Le terapie con radioligandi sono estremamente selettive: ogni ligando riconosce il bersaglio tumorale e trasporta un radionuclide che lo colpisce in modo preciso. È un trattamento efficace, sistemico ma poco tossico, che ci permette di personalizzare la cura per ciascun paziente».

Teragnostica: innovazione, sicurezza, sostenibilità

All’Istituto si sviluppa e applica la teragnostica, approccio integrato che utilizza lo stesso radioligando per diagnosticare e trattare la malattia. Come spiega Maccauro, si utilizza lo stesso target molecolare, prima con un radionuclide diagnostico per la PET, poi con uno terapeutico per la cura.

Questo consente di selezionare solo i pazienti giusti e monitorare nel tempo la risposta. Un metodo che aumenta l’efficacia e riduce la tossicità, permettendo terapie sempre più mirate.

Le nuove applicazioni dei radioligandi – oggi già impiegati per prostata e tumori neuroendocrini e in fase di sviluppo per pancreas, colon, polmone e mammella – segnano un cambiamento profondo nell’approccio oncologico.

«La teragnostica rappresenta un passaggio decisivo verso una medicina di precisione realmente applicata», spiega Maccauro. «È un approccio che unisce innovazione, sicurezza e sostenibilità, e che potrà cambiare concretamente la gestione clinica di molti tumori».

Il modello day service dell’Istituto Nazionale dei Tumori

La grande novità introdotta dall’Istituto è la possibilità di eseguire i trattamenti in regime giornaliero, senza necessità di ricovero notturno. 

«Abbiamo attivato un modello in day service che consente al paziente di ricevere la terapia, restare in osservazione per circa sei ore e poi tornare a casa in sicurezza», riprende Maccauro. «Questo ha permesso di abbattere completamente le liste d’attesa e di trattare più pazienti ogni settimana, ottimizzando le risorse e migliorando la qualità di vita». 

A oggi la Medicina Nucleare dell’INT tratta fino a 17 pazienti a settimana tra tumori della prostata, tiroide, neuroendocrini e epatocarcinomi, e i tempi di avvio della terapia si sono ridotti da tre mesi a due settimane. 

«Prima dell’apertura del Day Hospital avevamo una lista d’attesa di circa tre mesi. Ora è stata completamente annullata. È un risultato importante per i pazienti e un modello che può essere replicato anche in altri centri italiani». 

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