
Ho avuto il piacere di far parte del gruppo di lavoro sul Deprescribing, organizzato dalla Società Italiana di Farmacologia, in rappresentanza della SIFO e questa è stata certamente una grande opportunità per dare il giusto peso e valore al farmacista ospedaliero.
L’ottimizzazione delle terapie farmacologiche rappresenta uno degli obiettivi più complessi e rilevanti della pratica clinica contemporanea, specialmente in contesti caratterizzati dalla politerapia e anche in realtà ad alta specializzazione quali lo IEO e il Centro Cardiologico Monzino, dove ho la fortuna di lavorare.
L’aumento della cronicità, l’invecchiamento della popolazione e la crescente disponibilità di farmaci innovativi richiedono un approccio sempre più personalizzato e integrato per garantire l’efficacia e la sicurezza delle terapie farmacologiche.
In questo contesto, il farmacologo clinico e il farmacista ospedaliero, in stretta collaborazione con i clinici ospedalieri (es. geriatri, internisti, specialisti in cure palliative ecc.), medici di medicina generale e altri operatori sanitari, quali l’infermiere, svolgono un ruolo cruciale nella gestione delle (poli)terapie nei differenti setting assistenziali e sempre di più devono lavorare in sinergia.
Da questo tavolo di lavoro è nata l’esigenza di organizzare un corso di perfezionamento, tenuto a giugno a Verona su questo argomento in cui, attraverso un confronto multidisciplinare, queste figure professionali contribuiscono a individuare le strategie, che sono molteplici e possono basarsi su attività di farmacovigilanza, deprescribing e revisione dei farmaci, oltre al monitoraggio e alle analisi farmacogenetiche più adeguate per ogni paziente, con l’obiettivo finale di migliorare la qualità delle cure e la sicurezza, ottimizzando i costi sanitari.
Per contestualizzare, in un ospedale come Monzino, dotato di Pronto Soccorso, la figura del farmacista ospedaliero è utile per instaurare un approccio multidisciplinare nella definizione di una correlazione tra la causa che ha portato il paziente a rivolgersi al Pronto Soccorso ed eventuali terapie farmacologiche in corso. In tale setting, così come per ricoveri elettivi, questa figura potrebbe avere un ruolo chiave nella stesura del piano di trattamento del paziente sulla base delle sue caratteristiche (es. fragilità personali, farmacologia di genere, abitudini alimentari, stile di vita), oltre a fornire consulenza sulle differenti formulazioni per un dato principio attivo e possibili interazioni tra trattamenti in corso e possibili terapie aggiuntive legate all’accesso in Pronto Soccorso.
A livello ambulatoriale, si potrebbe pensare a un affiancamento del clinico per un check su interazioni ed effetti avversi riportati dal paziente in visita oltre, alla valutazione di possibile deprescribing concordato.
A prescindere dal setting di cura in cui la figura verrà inserita, questa potrebbe avere un ruolo reale e significativo nell’implementazione concreta della Raccomandazione ministeriale n. 17 “Ricognizione e riconciliazione della terapia farmacologica” con l’obiettivo di valutare l’appropriatezza prescrittiva del farmaco e prevenire eventuali errori.

