La PrEP è uno strumento efficace nella prevenzione dell’HIV, oggi rimborsato dal SSN. A Padova, un modello integrato con farmacisti clinici e digitalizzazione ottimizza l’aderenza. Restano sfide legate all’educazione terapeutica e all’integrazione ospedale-territorio.
Negli ultimi anni la lotta all’HIV ha fatto importanti progressi sia sul fronte terapeutico sia in ambito preventivo. L’introduzione della PrEP (profilassi pre-esposizione) è uno di questi traguardi fondamentali: una strategia farmacologica rivolta a persone HIV-negative con comportamenti o condizioni che espongono ad alto rischio infettivo.
Ne parliamo con Daniele Mengato, farmacista clinico con lunga esperienza in ambito infettivologico, dell’AOU di Padova, dove nella UOC Malattie Infettive e Tropicali un team infettivologico supporta le fasi del percorso.
L’HIV in Italia
Nel 2023 in Italia sono state segnalate circa 2.350 nuove diagnosi d’infezione da HIV, dato che ci colloca sotto la media dell’Europa occidentale, con incidenza di 4-4,2 nuovi casi ogni 100.000 abitanti, rispetto alla media europea (6,2). Grazie ai progressi della ricerca scientifica, l’infezione da HIV è passata da condizione ad altissima mortalità a malattia cronica controllabile, con aspettative di vita comparabili a quelle della popolazione generale.
La terapia farmacologica, pur prevenendo la progressione della malattia e annullando il rischio di trasmissione, non è ancora risolutiva: il virus può persistere in riserve cellulari latenti richiedendo trattamento continuativo e monitoraggio costante.
Sono allo studio nuove opzioni a lunga durata d’azione, anche a cadenza semestrale, e strategie innovative per eradicare l’infezione. In attesa di una cura definitiva, però, l’aderenza terapeutica resta il pilastro fondamentale della gestione clinica dell’HIV e la prevenzione una strategia irrinunciabile nel controllo dei contagi.
PrEP: prevenire
La PrEP prevede l’assunzione quotidiana di antiretrovirali (in particolare, la combinazione di tenofovir disoproxil fumarato ed emtricitabina) capaci di bloccare la replicazione del virus nelle cellule target in caso di esposizione. Se assunta con regolarità, la PrEP può ridurre il rischio infettivo di oltre il 90%, come dimostrano numerosi studi clinici internazionali su popolazioni ad alto rischio.
Disponibile in Europa dal 2016, in Italia la svolta è arrivata di recente: nel maggio 2023 Aifa ha approvato la rimborsabilità dei farmaci per la PrEP da parte, il che ha reso la profilassi più accessibile e gratuita per gli individui eleggibili e ha favorito un progressivo consolidamento dei percorsi assistenziali a livello regionale.
L’accesso alla PrEP è vincolato alla prescrizione dello specialista infettivologo, previa conferma dello stato sierologico negativo e con monitoraggio ogni tre mesi con esami ematici e screening per infezioni sessualmente trasmesse.
La tollerabilità è generalmente buona, con effetti collaterali lievi e transitori; in rari casi possono insorgere alterazioni renali, per cui è prevista sorveglianza specifica.
La PrEP è strumento chiave per contenere la diffusione del virus, da usare in ottica di prevenzione combinata che integri educazione sessuale, uso del preservativo, counseling e test regolari. Il suo uso non è pensato per essere a vita, ma per coprire periodi di maggiore vulnerabilità.
In prospettiva, le formulazioni long acting (iniezioni a cadenza bimestrale o, tra qualche tempo, semestrale) potrebbero semplificare ulteriormente l’aderenza terapeutica, offrendo nuove opportunità soprattutto per le fasce di popolazione più fragili o difficili da raggiungere.
La PrEP rappresenta un cambiamento culturale e organizzativo significativo per il sistema sanitario: una nuova frontiera nella prevenzione dell’HIV che, se ben implementata, può contribuire a ridurre le nuove diagnosi e ad avvicinare gli obiettivi dell’OMS per la fine dell’epidemia entro il 2030.
Il modello Padova
Studi clinici randomizzati e osservazionali su popolazioni ad alto rischio (MSM, persone che usano droghe per via iniettiva o partner sieronegativi di persone HIV-positive non virologicamente soppresse) hanno dimostrato che l’aderenza al trattamento con PrEP consente di ridurre il rischio d’infezione di oltre il 90%.
L’assunzione quotidiana è il regime raccomandato dalle linee guida nazionali e internazionali, ma in casi selezionati si può adottare la modalità on demand, sotto stretto controllo specialistico. A conferma della validità del modello, l’AOU di Padova è un esempio virtuoso nella gestione della PrEP.
Come spiega Daniele Mengato, referente per l’ambito infettivologico, «presso la nostra struttura è attivo un ambulatorio dedicato alla PrEP afferente alla UOC Malattie Infettive e Tropicali, diretta dalla prof.ssa Anna Maria Cattelan. In qualità di farmacista referente d’area, collaboro ogni giorno con il team infettivologico, supportando tutte le fasi del percorso, dalla prescrizione alla dispensazione, al monitoraggio dell’uso dei farmaci, con particolare attenzione alla valutazione dell’aderenza, alla segnalazione di eventi avversi e alla rendicontazione del consumo dei farmaci».

L’assunzione regolare è cruciale per l’efficacia della PrEP. Su questo punto, i dati raccolti dal centro padovano offrono spunti importanti.
«Nel primo semestre 2025 abbiamo presentato, in ambito sia nazionale sia europeo, le evidenze derivanti da 18 mesi d’esperienza con la PrEP nel nostro centro. Dagli oltre 600 individui in trattamento è emerso un dato peculiare: circa due terzi ha scelto il regime on-demand, in controtendenza rispetto ad altri contesti internazionali, dove la PrEP è rimborsata da più tempo. Un’altra evidenza significativa riguarda il disallineamento tra l’aderenza auto-riferita dagli utenti (riportata al 100%) e quella rilevata tramite Proportion of Days Covered (PDC), che evidenzia una quota non trascurabile di soggetti con aderenza subottimale. Questo sottolinea l’importanza di rafforzare interventi di patient education per garantire un uso corretto e consapevole della PrEP».
Le osservazioni emerse rafforzano quindi l’idea che, accanto alla disponibilità del farmaco, sia essenziale costruire percorsi strutturati e integrati, in cui l’educazione del paziente e il monitoraggio dell’aderenza siano centrali per garantire la massima efficacia della strategia preventiva.
Il ruolo del farmacista ospedaliero
Nel contesto della PrEP la figura del farmacista ospedaliero è evoluta, assumendo un ruolo sempre più centrale e integrato nei percorsi di cura.
Non più solo gestore del farmaco, ma professionista clinico attivo in ogni fase dell’assistenza, dalla prescrizione alla dispensazione, fino al monitoraggio dell’aderenza e alla formazione dell’utente.
«L’esperienza maturata con la PrEP mi ha confermato che il nostro contributo può e deve andare oltre la logistica del farmaco, diventando parte integrante di percorsi di prevenzione, aderenza e sostenibilità».
A Padova, uno degli elementi distintivi è stato l’immediato ricorso alla digitalizzazione del percorso prescrittivo, fin dall’introduzione della PrEP in Regione Veneto nell’agosto 2023.
«La digitalizzazione della Scheda di Prescrizione Cartacea ha consentito da subito una modalità d’inserimento dati più snella ed efficace, permettendo la creazione automatica di un database dinamico. L’integrazione con i flussi di dispensazione e altri dati clinici ha consentito un monitoraggio in tempo reale dell’aderenza terapeutica. Questo approccio ha migliorato sensibilmente la gestione clinica individuale e la tempestività degli interventi, pur restando alcune criticità legate al collegamento con i setting territoriali, in particolare con medici di medicina generale e farmacie».
Più patient oriented
Accanto alla gestione tecnica, un altro pilastro dell’attività del farmacista è la patient-education, fondamentale per rafforzare consapevolezza, sicurezza e aderenza al trattamento.
«Chi accede alla PrEP è spesso già informato e motivato, ma ciò non esclude la necessità di consolidare l’educazione terapeutica. In particolare, con l’introduzione dei nuovi farmaci long-acting (a somministrazione intramuscolare o sottocutanea) sarà necessario un attento lavoro di selezione e accompagnamento degli utenti, per garantirne l’uso corretto e sostenibile nel tempo. Il farmacista ospedaliero deve adottare un approccio sempre più patient-oriented, avvicinandosi alla piena istituzionalizzazione del ruolo clinico. In attesa di un riconoscimento formale, è fondamentale investire in formazione specialistica e uscire fisicamente dalla farmacia per lavorare fianco a fianco con clinici, pazienti/utenti e caregiver, in reparti e ambulatori. L’esperienza maturata con la PrEP mi ha confermato che il nostro contributo può e deve andare oltre la logistica del farmaco, diventando parte integrante di percorsi di prevenzione, aderenza e sostenibilità».
Limiti e prospettive
Nonostante l’efficacia comprovata e la crescente accessibilità, la PrEP presenta ancora limiti da superare per migliorarne l’impatto sulla salute pubblica. In primo luogo, la profilassi protegge solo dall’HIV, non da altre infezioni sessualmente trasmesse (IST), come sifilide, gonorrea, clamidia o epatiti virali.
Per questo, uso del preservativo e monitoraggio regolare delle IST sono raccomandati e complementari. Inoltre, l’assunzione quotidiana può essere una barriera per alcuni utenti, sia a livello pratico sia per riguardo alla motivazione e alla continuità dell’aderenza, fondamentale ai fini dell’efficacia. In prospettiva, lo sviluppo di formulazioni a lunga durata d’azione (come iniezioni intramuscolari o sottocutanee long-acting) è tra le principali innovazioni attese nel prossimo futuro. Questi nuovi approcci potrebbero semplificare la prevenzione, migliorare la compliance e raggiungere categorie di popolazione più vulnerabili o meno propense a un’assunzione regolare per via orale.
Al contempo, sarà essenziale rafforzare educazione terapeutica, integrazione tra ospedale e territorio e coinvolgimento multidisciplinare dei professionisti sanitari, affinché la PrEP diventi strumento sempre più efficace e sostenibile nel percorso verso l’azzeramento delle nuove diagnosi di HIV.



