Cipomo, ecco l’oncologia del futuro

Nuovi farmaci, nuove relazioni di cura, nuova organizzazione. Questi i cardini del 27° congresso nazionale del Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri (Cipomo) dal titolo L’oncologia tra i successi di oggi e i traguardi di domani, che si è di recente svolto a La Spezia. Un incontro che ha fatto il punto sulla lotta al cancro con uno sguardo alle sfide del presente e del futuro.

Dallo stomaco all’ovaio

Una delle principali sessioni dell’evento è stata dedicata alle novità terapeutiche. Nell’ultimo anno, i nuovi farmaci hanno, infatti, rivoluzionato il trattamento delle neoplasie di stomaco, intestino, polmone, rene, prostata, testa e collo, mammella, endometrio, utero, ovaio.

«Grazie ai progressi della ricerca, sono stati ottenuti risultati di rilievo in tutti i principali tumori solidi», conferma Monica Giordano, direttore della struttura complessa di Oncologia dell’ospedale Sant’Anna di Como e segretario nazionale di Cipomo. «Per esempio, nelle neoplasie con un difetto genetico dei meccanismi di riparazione del Dna, si può ottenere una completa regressione in pochi mesi grazie all’immunoterapia».

Terapie smart

Secondo Carlo Aschele, direttore del Dipartimento oncologico dell’Asl 5 Liguria di La Spezia e consigliere nazionale di Cipomo, i trattamenti stanno diventando sempre più smart.

«Per esempio, le chemioterapie precauzionali permettono a molti pazienti di ridurre le ricadute dopo l’asportazione chirurgica di un tumore, ma hanno il limite di essere applicate empiricamente, sulla base di un calcolo statistico del rischio di recidiva», spiega. «Sfruttando tecniche che consentono di misurare il Dna tumorale circolante attraverso una biopsia liquida, potrebbero, invece, essere indirizzate in modo mirato agli assistiti che presentano residui microscopici di malattia dopo l’operazione. Questo non solo eviterebbe possibili effetti collaterali su pazienti del tutto guariti con il solo intervento, ma potrebbe potenzialmente aumentare l’efficacia delle terapie stesse».

Anche la scelta del trattamento per i pazienti metastatici, aggiunge lo specialista, «non dipende più solo dai risultati istologici, ma anche e soprattutto dalle caratteristiche molecolari del tumore, con conseguenti miglioramenti per quanto riguarda sia l’efficacia, sia la riduzione della tossicità».

Tra ospedale e territorio

Ai progressi della scienza che garantiscono ai pazienti un aumento dell’aspettativa e della qualità di vita si affianca poi l’esigenza di rimodulare l’organizzazione dell’assistenza.

«Nel continuum del percorso oncologico, caratterizzato da una alternanza di fasi acute e fasi croniche, è necessario coniugare attività specialistiche da erogare in ospedale e attività a minore intensità assistenziale da offrire sul territorio in prossimità del domicilio del paziente», sottolinea Luigi Cavanna, presidente del Collegio.

Cipomo si sta, dunque, adoperando per favorire non solo l’integrazione tra ospedale e territorio, ma anche la cooperazione con istituti di ricerca, università, associazioni dei pazienti, con l’obiettivo di rispondere sempre meglio ai bisogni dei malati. Non a caso una delle sessioni congressuali è stata dedicata proprio al primo incontro con i rappresentanti della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo).

L’importanza della comunicazione

Un altro tema al centro del congresso è stato il rapporto tra medico e paziente e l’umanizzazione delle cure. «L’assenza di empatia da parte dei clinici provoca disorientamento sia nei malati, sia nei caregiver», commenta Giordano, «e spesso mancanza di aderenza alle terapie, con successivo aggravamento delle condizioni dell’assistito»